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Fondo pensione, come riavere indietro i soldi e quando è possibile farlo


Non devi aspettare la pensione per recuperare quanto accumulato, quando la legge lo consente puoi chiederne indietro una parte e continuare ad aderire al fondo pensione oppure chiedere indietro tutto e uscire dal fondo.



Di solito si pensa che una volta che si è aderito ad un fondo pensione non è più possibile riavere indietro i soldi versati, in realtà non devi per forza aspettare di essere in pensione per ritirare quanto accumulato. Se aderisci a un fondo pensione ci sono due modi per avere indietro i tuoi soldi: ricorrere a un’anticipazione oppure al riscatto totale. Si parla di anticipazione se durante la vita lavorativa decidi di chiedere una parte dei soldi che hai accumulato nel fondo e continui ad aderirvi. Se, invece, chiedi indietro tutti i tuoi soldi prima della pensione, e dunque in automatico cessi anche di aderire al fondo, allora stai facendo un riscatto.

Fondo pensione, quando puoi chiedere anticipazione e riscatto

Non puoi chiedere l’anticipazione o il riscatto sempre e comunque: la legge ha previsto dei casi ben precisi in cui puoi farlo e anche l’ammontare che puoi richiedere. Inoltre, cambia anche la tassazione a cui sei sottoposto.

Anticipazione, come funziona

Puoi chiedere un’anticipazione se devi pagare spese mediche (solamente se dovute a gravi motivi di salute, quindi per delle semplici visite specialistiche, per esempio, non puoi) per te, per il coniuge o per i figli: in questo caso puoi richiedere in ogni momento fino al 75% di quanto hai accumulato nel fondo. Sempre il 75% puoi ritirarlo anche se devi acquistare casa o ristrutturarla (anche per i figli), ma in questi casi devi essere nel fondo da almeno otto anni. Se hai aderito da meno tempo, non puoi. Infine, sempre passati otto anni puoi chiedere fino al 30% dei soldi per qualunque motivo.


LE REGOLE DELL’ANTICIPAZIONE IN UN FONDO PENSIONE

Motivo - Quando - Quanto- Tassazione

Spese sanitarie (tue, del coniuge, del figlio)SempreFino al 75%Tra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.

Acquisto 1° casa (per te o per i tuoi figli)Dopo 8 anni in un fondoFino al 75%23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.

Ristrutturazione 1° casaDopo 8 anni in un fondoFino al 75%

Qualunque altro motivoDopo 8 anni in un fondoFino al 30%


Riscatto, come funziona

Puoi chiedere il riscatto in caso di invalidità, disoccupazione superiore a 48 mesi, morte(ovviamente in questo caso dovranno pensarci i tuoi eredi). Oltre a queste situazioni “poco piacevoli” c’è anche un altro caso: è quello in cui perdi i requisiti di partecipazione al fondo. Questo avviene quando aderisci al tuo fondo di categoria oppure, se non ce l’hai, al fondo aperto con cui la tua azienda ha siglato un accordo, e decidi di cambiare lavoro e insieme a questo cambia anche il contratto collettivo che lo regola. Per esempio, ti dimetti da una società del settore terziario, quindi avevi FonTe, e vai in una società del settore energetico: il tuo nuovo fondo sarà Fondenergia. In questo caso puoi decidere di riscattare il tuo fondo, cioè prendere indietro tutti i soldi. Dal 2018, però, c’è una novità: la legge sulla concorrenza ha esteso la possibilità di chiedere il riscatto in caso di perdita dei requisiti (cambio contratto collettivo e cessazione lavoro, per esempio) anche agli aderenti a un fondo pensione aperto o un Pip in forma individuale. Rispetto al passato, quindi, un soggetto che cambia o perde il lavoro ed è iscritto a un qualsiasi fondo pensione, può riscattare immediatamente tutta la posizione accumulata.


LE REGOLE DEL RISCATTO IN UN FONDO PENSIONE

Motivo - Tassazione

Invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzoTra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell'azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.

Disoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi

Morte (richiedibile dagli eredi)

Perdita dei requisiti di partecipazione (per esempio cambi lavoro e contratto collettivo, dai le dimissioni...).23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell'azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.

Come funziona la RITA, rendita integrativa temporanea anticipata

Il fondo pensione può aiutare un lavoratore anche in un altro modo: con la rendita integrativa temporanea anticipata, la cosiddetta RITA. La RITA funziona così: se un lavoratore, a cui mancano tra i 5 e i 10 anni alla pensione, ha perso il lavoro e non riesce più a trovarne uno, può chiedere al fondo pensione di erogargli sotto forma di rendita, fino al momento in cui potrà accedere alla pensione pubblica, tutto o solo parte del capitale accumulato nel fondo. La RITA non è però per tutti: per poterla richiedere è necessario rispettare una serie di requisiti ben definiti e restrittivi. Vediamo i due casi nei quali si può richiedere la RITA. Caso A: raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro cinque anni dalla presentazione della richiesta di prestazione; cessazione dell’attività lavorativa; maturazione di almeno 20 anni di contribuzione nel regime obbligatorio di appartenenza; maturazione di più di 5 anni di iscrizione alle forme pensionistiche complementari. Caso B: raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro dieci anni dalla presentazione della richiesta di prestazione; cessazione dell’attività lavorativa; inoccupazione per un periodo superiore a 24 mesi; maturazione di più di cinque anni di iscrizione alle forme pensionistiche complementari.

RITA, un esempio pratico

Ipotizziamo che tu abbia 62 anni e che ti manchino cinque anni per poter avere la pensione pubblica. Nel fondo hai accumulato 100.000 euro. Decidi di usufruire della RITA e vuoi che nei prossimi 5 anni ti venga erogato tutto quanto accumulato nel fondo sotto forma di assegno mensile. Per cui, il capitale di 100.000 ti viene suddiviso per 60, perché hai chiesto un assegno mensile per 5 anni, e quindi l’assegno mensile sarà di 1.666 euro. Fai attenzione a una cosa. Il capitale residuo (dopo un mese è 98.334 euro) rimane investito nel fondo, e più precisamente nel comparto con la politica di gestione più conservativa, probabilmente il comparto garantito del fondo. Quindi, per fare un esempio, se hai aderito a Fonchim, il capitale sarà investito nel comparto Garantito e dopo il primo mese di pagamento della RITA il capitale residuo sarà di 98.334 euro, i 100.000 euro meno i 1.666 euro erogati. Nel frattempo, però, in quel mese il valore del comparto Garantito sarà cambiato in base a come sono andati i suoi investimenti. Di conseguenza l’importo della rata potrà subire incrementi o diminuzioni in funzione dell’andamento dei mercati. La rata successiva potrà, dunque, essere minore o maggiore dei 1.666 euro.

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